Colpo gobbo ai Giardini Pubblici

La strana panchina circolare cingeva il fusto di un albero secolare. Era sovrastata da grossi rami che regalavano un’ombra quasi perenne. Probabilmente era l’unica di quel genere in tutti i Giardini Indro Montanelli e, forse, della città.
Se qualcuno si chiedesse con inquietudine dove mai si possano trovare questi giardini a Milano non si angosci troppo: non si tratta della scarsa padronanza della città.
Anche i pochi milanesi che conoscono il motivo di quella denominazione non la adoperano. Per almeno un buon motivo: è stato imposto, e non troppo tempo fa, da chissàchimasisabeneilperché.
Tutti li chiamano semplicemente Giardini Pubblici di Porta Venezia fin da quando sono stati concepiti dalla fine del Settecento. Nessuno capisce perché bisognerebbe cambiare abitudini.
Sono sempre gli stessi, quei giardini. Compaiono inaspettatamente risalendo le scale della metropolitana di Palestro oppure ci finisci immerso d’improvviso arrivando dalla trafficatissima piazza Cavour.
Renato, all’inizio di una calda primavera, era seduto proprio su quella strana panchina. Osservava gli uccellini saltellare e cinguettare senza sosta intorno alle briciole di pane che aveva gettato poco prima.
La vegetazione tutt’intorno era sul punto di esplodere in mille colori e si intravedeva qualche scoiattolo nel folto della vegetazione degli alberi più imponenti.
Questi animaletti che scorrazzano nei nostri parchi non sono gli originali. Quelli gironzolavano un tempo mostrando orgogliosi la magnifica coda rossa.
Questi sono Nordamericani e, proprio come i loro conterranei umani, sono molto aggressivi. Amano conquistare territori riducendo alla fame gli autoctoni.
In ogni caso uno di quegli esserini con la coda grigia si accingeva a scendere dal tronco della pianta.
Aveva adocchiato qualche delizia da raccattare e trasportare al suo rifugio. Nel momento in cui si iniziò a muovere verso il basso, l’uomo si alzò di scatto e lo scoiattolo fuggì di nuovo al sicuro.
Renato si stiracchiò senza una fretta apparente e prese ad aggirarsi per i viali sterrati seguendo un percorso ben preciso che era il frutto di parecchi anni di studio. Così come l’abbigliamento. Era vestito in maniera elegante, ma confortevole e camminava con l’incedere sicuro di una persona che ha bene in mente dove sta andando.

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