“Furto” dal web

Rubrica periodica

D’altra parte, l’irruzione del realismo nel poliziesco non può non fare i conti con la società. Il principale teorico di questa prospettiva, Raymond Chandler, ridicolizza, nella sua Semplice arte del delitto, trame e personaggi inverosimili dei giallisti inglesi, arrivando a dire di un romanzo della Christie che «soltanto un deficiente congenito potrebbe indovinare la soluzione». E afferma che il poliziesco «deve trattare di persone vere in un mondo vero». Con ciò facendo entrare in gioco poliziotti, investigatori privati, piccoli delinquenti e grandi speculatori. Ovviamente, Chandler era consapevole delle possibili implicazioni politiche delle sue opere («Un uccellino mi ha bisbigliato che potrei scrivere un buon romanzo sul proletariato»), ma le rifiuta, limitandosi al piano etico. Cosa che invece non fa un altro nume tutelare del genere realistico, Dashiell Hammett, militante del partito comunista americano e processato dalla commissione McCarthy per le attività antiamericane. In effetti, i romanzi di Hammett, come il celebre Falcone maltese, sono più rigorosamente realistici e legati all’esperienza sociale dell’autore, mentre in Chandler finisce per prevalere l’aspetto letterario e direi poetico.

Da: L’alibi della verità. La dialettica vero-falso nel romanzo poliziesco, di P.Francesca Pagani, in Sinistrainrete.info

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