La preda

Era sempre stata una vegetariana militante, di quelle che non tolleravano nemmeno l’odore della carne.
In quel periodo aveva iniziato a frequentare un maestro della cucina vegana che spesso la viziava nel suo ristorante “La radice squadrata” e che infine la invitò a cena a casa sua
Quella sera si preparò con cura e giunse alla splendida villa del famoso chef, il quale la accolse con calore.
“Ho liberato la servitù per stasera “ ammiccò mentre si esibiva nell’arte preferita, lanciando in aria verdure e riprendendole in padella con maestria indiscussa.
Si trovavano in un’immensa cucina high-tech progettata su misura.
Sulla parete campeggiava la scritta “MAI UN ANIMALE UCCISO” pennellato in una pomposa grafia.
Consumata una cena sublime si trasferirono nell’ampio salone e l’ospite non fece nemmeno in tempo a godersi la digestione che il bestione stellato le si buttò immediatamente addosso cercando con foga di strapparle i vestiti.
La ragazza, colta di sprovvisto, iniziò presto a ribellarsi e riuscì fuggire sulle scale che portavano al primo piano inseguita dappresso dal bruto con l’espressione eccitata.
Lui la fermò artigliandole un braccio e lei in un impeto di disperazione lo spinse con tutte le proprie forze. La bestia in calore perse l’equilibrio e volò dalla balaustra rimanendo appeso per il collo al robusto lampadario d’antiquariato che illuminava il salone.
Era ancora lì stecchito che dondolava in una posa grottesca quando la sventurata presa dal panico fuggì dalla villa.
Dopo pochi metri si fermò a prender fiato e ripensò all’accaduto con un certo dispiacere. Nonostante tutto aveva infranto il suo credo: aveva ucciso il porco che ora penzolava dal soffitto.

Red Harvest

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