L’uomo dal sorriso amaro

Nella stanza, la finestra semiaperta faticava a filtrare i primi sospiri della notte incipiente.
Le luci palpitanti della metropoli si riflettevano nei vetri simulando a fatica i bagliori delle stelle di tutte le galassie.
Lui pensò a tutto ciò che di brutto c’era là fuori. In una città dove le cose che non andavano erano molto più numerose di quelle giuste. Dove la terra poteva spalancarsi all’improvviso sotto i tuoi piedi e risucchiarti negli abissi di un’oscurità senza fine senza rimedio. Una città perduta, di gente perduta. Perché senza speranze, senza futuro. Una città di peccati e di peccatori, di vincitori e di vinti. Ma soprattutto di vinti.
Chiuse il giornale che aveva sfogliato fino a quel momento e lo posò sul comodino, accanto al mozzicone di sigaro che agonizzava esalando l’ultimo rantolo di fumo.
Sulla prima pagina, urlava il titolo: “Ancora libero il killer che uccide con un sorriso amaro sulle labbra”.
Poi, finalmente, si arrese ad un sonno popolato di incubi ma non di rimorsi.
Si addormentò con il suo solito “sorriso amaro sulle labbra”.

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