Cattivi maestri?

Il mio vicino di casa non vuole che suo figlio legga i libri gialli.
Perché, a sentir lui, “sono diseducativi”. Giudizio che, espresso da un lettore abituale di Libero, un terrone che stravede per la Lega di Salvini, un cattolico che è tale “perché così son tutti”, un fanatico di calcio, lascerebbe a dir poco perplesso anche il democratico più tollerante.
L’accusa al romanzo giallo, ed in particolare a quello d’azione, non è comunque né nuova né tantomeno originale.
Senza risalire troppo nel tempo, fa la sua comparsa già qualche secolo fa.
Quando Stendhal, nel suo capolavoro Il rosso e l nero”, scriveva:”…un romanzo (giallo ovviamente compreso, ndr) è uno specchio che vien fatto passare su una strada maestra: a momenti riflette ai vostri occhi l’azzurro del cielo, a momenti il fango delle pozzanghere della vita. E l’uomo che porta sulle spalle lo specchio sarà per questo accusato di essere immorale? Se lo specchio riflette il fango, ve la pigliate con lo specchio? Accusate piuttosto la strada, dov’è il pantano, e tanto più pigliatevela con l’ispettore stradale, che lascia ristagnare l’acqua e formarsi i pantani”.
Come avete appena potuto constatare, certe riserve sono come certi vicini di casa: al pari delle blatte o delle erbacce, resistono tenacemente ad ogni tentativo di estinzione definitiva.

Luca Ariano

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