Bomba portatile

Il cane gironzolava con un residuo di cibo tra i canini affilati. All’improvviso fu disturbato da un rumore e si nascose velocemente approfittando del buio.
L’avvocato Stealthmann allungò il passo in quel vicoletto talmente silenzioso da sentire nitidamente lo scricchiolio delle proprie suole.
Si girava di continuo per verificare se qualcuno lo seguisse.
Era nervoso e cercava di sintonizzare l’udito per captare qualche suono sospetto.
“Chi me l’ha fatto fare…” brontolava mentre la stanchezza si faceva sentire nelle gambette arzille. Ora aveva paura.
“Devo liberarmi di questo fardello” continuava nel proprio silenzioso monologo.
Si fermò per un istante a riprender fiato e si deterse il sudore della fronte con un fazzoletto bianco che recava in un angolo le sue iniziali: S.S.
Appoggiò una mano sul rigonfiamento interno della giacca, mentre con l’altra iniziò a cercare il cellulare nella tasca esterna. Non fece nemmeno in tempo ad estrarlo che crollò a terra con un buco in mezzo alla fronte.
Passarono pochi istanti ed un uomo si avvicinò rapidamente al cadavere dell’avvocato e, dopo una breve ricerca, sfilò un piccolo pacchetto dalla giacca. Verificò il contenuto e si diresse sicuro dalla parte opposta del corpo lasciandolo solo in mezzo alla spazzatura.
Il carico giunse alla meta in pochi minuti e fu consegnato in un bar non troppo per bene la cui entrata era situata sotto l’altezza del manto stradale.
“Scusa il ritardo, ma non mi è stato facile trovare un posto adatto a risolvere la questione. Fortunatamente con questo caldo fottuto la gente rimane in casa.”
“Hai trovato quello che cercavamo?”
“L’ho qui con me.”
“Finisci di bere e poi passamelo sotto il tavolo senza dare nell’occhio.”
Dopo un quarto d’ora i due uomini uscirono dal locale e si diressero ognuno per la propria strada.
Il tizio che aveva ricevuto il pacco camminò per qualche minuto e poi chiamò un taxi. Si fece scarrozzare per qualche isolato e pagò il dovuto senza fiatare.
Girò l’angolo della strada e si infilò rapidamente nell’ingresso della Centrale di Polizia.
Il mattino successivo la Centrale non era molto affollata alle prime luci dell’alba: pochi poliziotti si dirigevano verso le proprie automobili per tornare a casa dopo il turno notturno e altrettanti prelevavano l’auto di servizio per iniziare le ronde quotidiane.
All’interno dell’edificio, in un ufficio al quinto piano, un uomo osservò soddisfatto il piccolo involucro che teneva tra la mani guantate. Lo aprì con molta attenzione e vide una chiavetta USB.
Aprì il suo computer portatile e salvò il contenuto in un cartella creata sul desktop.
Estrasse dalla tasca un altro supporto di memoria del tutto simile a quello che aveva trafugato e copiò nuovamente il contenuto dalla cartella appena creata.
Rimise il piccolo pacco nello stesso posto in cui l’aveva prelevato senza lasciare traccia del suo passaggio e uscì dalla stanza avendo cura di verificare che nessuno lo notasse. Fece pochi passi ed entrò nel proprio ufficio.
Con un programma professionale eliminò la cartella che aveva creato poco prima e infilò il piccolo tesoro, la sua chiavetta, in una robusta cassaforte sistemata dietro in un mobile rinforzato che per tutti aveva l’unica funzione di porta liquori.
Fumò una sigaretta dietro l’altra mentre, allargando di tanto in tanto le listarelle delle persiane, controllava la porta dalla quale era sgusciato poco prima.
Li vide entrare dopo mezzora. Nella stanza erano presenti tre uomini. Tutti funzionari della polizia locale.
“Stanotte finalmente abbiamo messo le mani sulle prove” disse il sergente Harrington allargando un generoso sorriso.
“Meno male! Ero teso come una corda di violino!” cinguettò il detective Tolliver.
“Stamattina ho mosso le mie pedine. La notizia dell’omicidio sarà appena accennata come un delitto dei bassifondi. Alcuni non nomineranno nemmeno la vittima…” interloquì il tenente Bledsoe.
“Non so cosa potrò fare se i familiari dell’avvocato cercheranno di far pubblicità, ma il lavoro è stato impeccabile. Nessuno può provare nulla”.
Con un misto di curiosità e tensione il gruppo attese che il terminale sulla scrivania illustrasse il contenuto della chiavetta che avevano estratto dalla busta.
Osservarono scrupolosamente l’intero contenuto, file per file, ed infine distrussero le prove in un crescendo di sollievo.
La settimana successiva, come un fulmine a ciel sereno, il Chronicle uscì col titolo in prima pagina: “LA POLIZIA SI DIVERTE NEI BORDELLI” e, opportunamente cancellati glutei, seni e organi genitali, campeggiavano le foto di alti papaveri cittadini intenti a farsi pagare in natura da signorine compiacenti i mancati controlli sui traffici peccaminosi della città.
Poco sotto: “Riaperto un caso d’omicidio”.

Red Harvest

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