Il bombarolo

I telegiornali della sera dedicarono un ampio spazio all’attentato che, poco dopo mezzogiorno, aveva divelto l’ingresso del grattacielo. Era che ospitava alcune tra le più importanti sedi economiche e finanziarie.
I reporters, giunti sul posto in un battibaleno, riferivano che nel momento dello scoppio l’atrio era gremito di funzionari. Imbeccati dalle solite veline della questura evidenziavano che nelle vicinanze, nascosti da una fragile barricata di plastica arancione, si svolgevano dei lavori alla rete del gas.
La teoria principale degli investigatori era che i terroristi avessero studiato il momento più proficuo per provocare una strage cercando di far esplodere le tubature.
Il destino benevolo aveva deciso che si contassero solo un’unica vittima, un passante che per lo spavento era stato colpito da un infarto fulminante, e una decina di feriti quasi tutti lievi.
Le “edizioni speciali” televisive si interrogarono a lungo sui possibili moventi e sulle possibili responsabilità nonostante mancasse una rivendicazione esplicita.
Si arrivò a polemizzare sul mancato funzionamento delle telecamere di sorveglianza che da ben due giorni giacevano inermi senza che qualcuno si fosse preoccupato di sistemarle. Un altro macabro particolare che, sempre a detta della questura, confermava la maniacale preparazione degli eversori.
I social media, dal canto loro, deprecarono l’avvenimento tramite gli interventi dei loro iscritti più illustri e le discussioni “private” infuriavano producendo complotti e distorsioni fantasiose.
Per una settimana si parlò solo dell’attentato, ci si occupò di condannare migliaia di presunti colpevoli, si incoraggiarono le “forze dell’ordine” a reprimere gli autori del “vile gesto”.
Gli inquirenti, dal canto loro, controllarono centinaia di telecamere della zona ed interrogarono decine di testimoni ma, come si suol dire, “brancolavano nel buio”. Di lì a poco avrebbero iniziato ad arrestare persone prese da una precisa lista di sospetti che tenevano nel cassetto da tempo immemore, giusto per non dare un’impressione di inefficienza.
La mattina stessa dell’attentato, quello che aveva scosso la coscienza collettiva, Arturo era particolarmente irritabile per alcune questioni che lo assillavano, ma che non vanno certo spiegate qui.
Rimuginava di continuo sulle proprie preoccupazioni e si rodeva il fegato. Decise che una boccata di aria fresca gli avrebbe fatto bene e che avrebbe esaminato meglio la situazione facendo due passi.
Uscì di casa e scarpinò di buona lena, senza meta, attraversando il nuovo bellissimo parco che avevano aperto da poco. Arrivò ai piedi dell’enorme grattacielo costruito da poco.
Era l’ora del pranzo e quasi si scontrò col muro di impiegati felici che uscivano frettolosamente dall’immenso atrio.
Sempre più avvilito provò la necessità impellente di fumare una sigaretta. Prese il pacchetto ed i fiammiferi. Si accese bruscamente la sigaretta e gettò la fiamma oltre una recinzione arancione.
Il botto lo sorprese talmente che crollò a terra tenendosi forte quel cuore che, poco dopo, smise di battere.

Red Harvest

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