Il signore dell’anello

Rimuginava, disteso comodamente sul letto a tre piazze fornito generosamente dall’organizzazione del torneo. Il campione dedicava da giorni i pensieri verso la stessa fissazione.
“Mi danno milioni di dollari per divertirmi e dovrei stare chiuso qui dentro per settimane?”.
Aveva già cercato di venire a patti con il Commissario, forte del proprio status di giocatore famoso della Lega, ma non c’era stato nulla da fare.
Show must go on!” aveva ripetuto a macchinetta quel fesso in cravatta.
Quella notte elaborò un piano e lo allestì con cura nei giorni successivi.
Si lavorò l’inserviente addetto al pranzo in camera che era vagamente della sua taglia e alla fine lo convinse pur senza usare argomentazioni.
Venne la sera tanto agognata.
Il cameriere entrò nella stanza e si scambiarono rapidamente i vestiti. “Domani al ritorno ti consegno il resto della grana” confermò il fuoriclasse mentre volava verso l’uscita.
Tutto filò liscio grazie al cappellino e agli occhiali da sole che gli alteravano i lineamenti fin troppo conosciuti.
Si incamminò in un vicolo per dirigersi verso un locale che aveva scelto per gustare, seppur in disparte in un privè riservato a nome anonimo, il sapore della libertà.
Fu fermato da una pattuglia della polizia.
Venne sbattuto a terra senza complimenti e lo ammanettarono.
“Sono un professionista! Gioco nella NBA!” urlò istericamente cercando di farsi riconoscere.
“Io sono Clint Eastwood” rispose il vecchio poliziotto irlandese che per sfortuna seguiva il football, mentre il partner rideva a crepapelle.
L’ira e la frustrazione portarono istintivamente il cestista a ribellarsi. Forte del fisico cercò di alzarsi per far valere le proprie ragioni.
Fu freddato senza riguardi quella notte ad Orlando, Florida.

Red Harvest

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