Una rapina ai tempi del Coronavirus

Come disse un calabrese in visita a Milano dopo aver rifilato un cazzotto sterminatore a Salvini, incrociato casualmente per strada, “l’occasione era troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire”.
Così, approfittando della quarantena disposta per tenere sotto controllo l’epidemia da coronavirus, decise di rapinare una banca.
Un lavoretto che si prospettava facile facile, senza rischi e senza pericoli, per via di una città deserta come le messe in Duomo o le partite a San Siro.
Entrò dunque nella banca e, da ciascuno degli sportelli che passò velocemente in rassegna prelevò, con la stessa rapidità con cui il Tesoriere della Lega faceva sparire i soldi del finanziamento pubblico, il contante che andò ad accumularsi nella borsa che aveva portato con sé.
Quando si sentì soddisfatto, con calma raggiunse l’uscita prima e il marciapiede poi.
Un marciapiede deserto, per via proprio della quarantena e del coprifuoco sociale.
Riuscì a fare solo pochi passi prima che una pantera della Polizia, con gran stridìo di pneumatici, lo fermasse e lo ammanettasse senza lasciargli il tempo di mostrare l’eventuale autocertificazione.
Lo fecero non per la rapina appena consumata ma perché… girava senza mascherina!
Mentre gli sbirri lo caricavano in macchina per portarlo in carcere, non poté fare a meno di pensare che probabilmente era la prima volta che qualcuno veniva arrestato per aver rapinato una banca non mascherato bensì a viso scoperto.

Luca Ariano

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