Un’intervista immaginaria

Intervista a Joseph Hansen, scrittore nordamericano, nato 1l 19 luglio 1923 e morto nel 2004.

TINTEFOSCHE: Se Le chiediamo, giusto agli esordi, di dirci chi è, di presentarsi per così dire, Lei sarà fra quelli che poi ci accuseranno di aver violato una delle leggi canoniche del romanzo “giallo”, quella cioè che vieta di rivelare già all’inizio l’identità del Criminale, caso delle indagini del tenente Colombo a parte?
JOSEPH HANSEN:  Nient’affatto!  Oltretutto, come avrà Lei stesso modo di capire più avanti, se avrà la pazienza di seguitare ad ascoltarmi, anche dal punto di vista strettamente personale per me i tabù non esistono affatto.
TINTEFOSCHE: D’accordo. Allora si presenti senz’altro.
J.H.: Mi chiamo Joseph Hansen, e sono nordamericano, un nordamericano d.o.c. O, se preferisce, sono uno yankee, come dite voi compagni. Il che fa di me un Assassino, è vero, ma solo, come dire?, “sulla carta”; e di penna Sono nato ad Aberdeen, nel Sud Dakota, nel 1923. Ed anche a me toccherà di morire, non per mano però di uno dei protagonisti in negativo dei miei romanzi, nel 2004. Ho insegnato alla University of California e sono vissuto a Los Angeles: sono dunque californiano, come Raymond Chandler e Ross McDonald, per ricordare due “classici”.
T.: Due Autori, con l’aggiunta di Jim Thompson e di Dash Hammett, che i nostri lettori considerano vere e proprie icone della letteratura “gialla”…
J.H.: Le credo senz’altro. Anche se, a  rischio di deludere Lei ed i suoi amici e compagni, devo confessare che non condivido molto il modo in cui i maestri dall’hard-boiled da Lei citati hanno trattato, nelle loro opere, gli omosessuali.
T: Come mai?
J.H.: Be’, sa, anch’io sono omosessuale. Anche si mi sono sposato ed ho avuto addirittura una figlia. E poi è dichiaratamente omosessuale Dave Brandstetter, l’investigatore privato protagonista dei miei romanzi. Ciò nonostante, né io scrivo né Dave Brandstetter indaga per esaltare in qualche forma o misura l’omosessualità. O, a maggior ragione, per strizzare l’occhio alla moda del momento, a quello che voi, in Italia, chiamate il “politicamente corretto”.
T.: Parliamo comunque di letteratura “gialla”. Qual è la sua teoria sul moderno romanzo d’azione?
J.H.: A mio giudizio, il romanzo d’azione si può dire riuscito quando riflette un’epoca e una società. Non amo molto il giallo classico perché non credo al divertimento gratuito. Il romanzo d’azione può e deve trattare problemi dell’uomo d’oggi e tanto più seriamente in quanto i romanzi che pretendono di essere seri hanno smesso di farlo. Contrariamente a quanto affermano alcuni, il romanzo d’azione non è una sotto-letteratura. Secondo me è una specie di romanzo naturalista che merita considerazione.
Il romanzo d’azione è fondamentalmente tragico. Yeats (William Butler Yeats, premio Nobel per la Letteratura nel 1923, nota di Tintefosche) diceva che ci sono solo due soggetti interessanti per uno scrittore degno di questo nome: il sesso e la morte. Un romanzo che tratta della morte di uno o più esseri umani, delle sue conseguenze tragiche per i suoi vicini o per quello che l’(li) ha ucciso (i), come possa avere un lieto fine non riesco proprio a capirlo!
Detto questo, non è scontato che chi parla di tragica fine parla per forza di morte umana.
T.. Qual è comunque il ruolo e la funzione degli omosessuali nelle sue opere?
J.H.: Il mio proposito è di mostrare gli omosessuali come sono, non come vengono presentati, cioè delle caricature. Troppo spesso vengono descritti come effeminati: in realtà pochi lo sono e molti uomini effeminati non sono omosessuali: E poi come uomini deboli, paurosi, a loro agio dai parrucchieri o nelle sartorie, sprovvisti di ogni senso morale, frivoli, stupidi, ed altre cose peggiori.
Così ho deciso di fare del mio “eroe”, Dave Brandstetter, il cui lavoro, l’investigatore privato, richiede qualità tradizionalmente considerate “mascoline”, un omosessuale.
La nostra intervista si interrompe a questo punto: all’improvviso, come un temporale estivo.
A porle fine è l’arrivo proprio di Dave Brandstetter, il detective omosessuale creato da Hansen.
E poiché, considerata la nuova situazione, noblesse oblige, come direbbe l’Hercule Poirot di Agata Christie, l’Intervistatore si ritira discretamente, deponendo la penna idealmente intinta nell’inchiostro della fantasia.

Luglio 2017

Quella che avete appena letto è un’intervista immaginaria. Immaginaria, non inventata. Perché è stata realizzata a partire da fatti e da documenti reali. Difficilmente reperibili, è vero; ma assolutamente reali (ad esempio nel numero 2088, del 5 febbraio 1989, de Il Giallo Mondadori). Sono esentati dall’eventuale approfondimento gli omofobi, i leghisti ed i naziskin, e cioè tutte le checche represse e frustrate.

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